Il nostro…viaggetto nell´Italia che cambia
Siamo in viaggio, da qualche settimana ormai. Il viaggio è una dimensione fatata, un tempo fuori dal tempo. Mi piace viaggiare in treno, mentre i paesaggi scorrono, mostrandoci la storia naturale e umana. E l’Italia è davvero ricca di paesaggi.
Siamo partiti in treno, io, Michael, Peter, due zaini, un passeggino e un albero di noce. Sì, perchè scopo del viaggio era anche quello di piantare finalmente il noce ricevuto in dono da Paolo e Rachele per Peter. Noce, albero forte e vigoroso, ricco di tannini, ci è stato raccontato che è meglio non piantare un noce vicino alle abitazioni, poichè la sua influenza su piante e umani è molto forte e può addirittura creare mal di testa.
La prima tappa del nostro viaggio è stata Monteveglio, città in Transizione (http://montevegliotransizione.wordpress.com/). Ci interessava vedere l’unica Transition Town in Italia, incontrare persone, parlare con la gente. L’occasione per andarci era ottima, poichè si tenva l’assemblea di primavera dell’associazione Streccapogn (http://www.streccapogn.org/), incarnazione pratica della Transizione, come ci ha spiegato Davide, tra i promotori della Transizione a Monteveglio. Rurale, sociale, solidale sono le parole d’ordine dell’associazione, che porta avanti un interessante progetto di coltivazione di terre dismess, circa 20 ettari, concesse in comodato d’uso, nell’ottica della sovranità alimentare e solidarietà rurale.
Tanto il fermento e la voglia di creare nuovi modelli economici e di Transizione in Emilia Romagna, anche a Bologna stessa, grande città, si è da poco costituita una cooperativa agricola, Arvaia http://www.arvaia.it/).
Lo stesso Bed and Breakfast dove abbiamo dormito a Monteveglio, che ospitava anche l’assemblea, potremmo definirlo una realtà di Transizione, si chiama infatti Vivi Sostenibile (http://www.vivisostenibile.net/).
Il noce, appunto…Viaggio in Emilia Romagna per piantare il noce a Canossa, terra pregnata di storia, dove una famiglia, Ivan, Assunta e Nathan, energico giovanotto di 11 anni, ha costruito una casa a impatto zero: balle di paglia e terra cruda, a km “100 m”, infatti il terreno circostante è ricchissimo di argilla, e ce ne siamo accorti dalla difficoltà di piantare il nostro primo albero.
La casa di paglia è un elogio alla lentezza, all’autocostruzione, al saper fare intuitivo. Lì tra dieci anni ci sarà un paradiso di frutta e biodiversità, frutta antica, terra fertile e viva. Ivan e Assunta hanno infatti piantato alberi da frutto, e pacciamato uno strato di terreno da diversi anni, senza toccarlo. Se alzi le foglie secche portate dalla città, dove vige la pratica pazzesca di raccoglierle in sacchi neri con gli aspirapolveri, vedi la vita, un brulicare di vermetti e microrganismi, profumo di humus.
L’albero di Peter diverrà forte lì, dove sappiamo che per i prossimi 50, che dico 1000 anni nessuno lo abbatterà !
Il treno ci ha poi portati a Savona in Liguria. Siamo rimasti impressionati dalla bellezza del mare, dalla leggerezza con cui ci sembra si viva in una città di mare, dove una certa aria vacanziera aleggia sempre.
E la bellezza ci si è rivelata soprattutto alla Vesima, a due passi da Genova, altra realtà di ritorno alla terra. Tra terrazzamenti a picco sul mare, alcune famiglie stanno infatti coltivando con amore e metodi di agricoltura naturale, dal sinergico alla progettazione permaculturale, anche se loro non vogliono dare etichette. E anche lì sorgerà una casa di paglia, che per me sta diventando il simbolo di quell’Italia in cambiamento che sperimenta nuovi modi di vivere ed abitare.
Il nostro grazie va a Stefano ed al suo impegno nel fare rete. Siamo convinti che solo facendo rizoma, sia possibile attuare nella realtà il cambiamento che stiamo immaginando!
Per il titolo di questo post mi sono ispirata a Daniel Tarozzi e al suo ben più lungo “Viaggio nell’Italia…che cambia” (http://www.italiachecambia.org/), di cui vi consiglio di seguire il blog.
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